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martedì 30 ottobre 2012

TOBIN TAX: NOI NON ABBIAMO FIRMATO L'APPELLO E NON LA CONDIVIDIAMO

Ecco alcuni buoni motivi per cui non abbiamo firmato e non siamo d'accordo con la Tobin Tax:
http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/10/tobin_tax_barrai_baglioni_verzelli.html?news

Noi, che viaggiamo un pò più terra terra, ci eravamo già insospettiti nel rilevare le insolitamente tempestive ed entusiastiche firme di Camusso, Angeletti e Centrella (tralasciamo i politici, tra i quali, considerato il loro pregresso rapporto con speculatori finanziari, determinate adesioni risultano patetiche, ancor prima che sospette).
Come AGL osserviamo semplicemente che ci sembra una trovata demagogica.Innanzitutto il mercato finanziario non è fatto solo di dannosa speculazione ma anche di compravendita di titoli attraverso i quali grandi aziende cercano il sostegno di una vasta platea di risparmiatori. Sarebbe eventualmente più sensato tassare in più i guadagni che non l'operazione finanziaria in se stessa, anche perchè il rischio concreto è che se in quel mercato l'operazione è tassata (e quindi diventa antieconomica) uno va a farla su un altro mercato.C'è poi un altro rischio: che vi sia una fuga di capitali dall'Italia, con la conseguenza di vedere altri esuberi aggiuntivi, alle migliaia attuali, nel personale delle banche che offrono il servizio di trading.E' abbastanza noto poi che se l'effetto sarà la mancanza di liquidità su quei mercati tassati, i comportamenti speculativi rischieranno di moltiplicarsi, ottenendo esattamente l'effetto contrario a quello voluto, superficialmente, da questi esperti di provenienza sindacale (un pò più competenti nel magna-magna, forse, piuttosto che in materie finanziarie). Un maligno potrebbe addirittura pensare che certe firme autorevoli abbiano ricevuto un imput interessato da alcuni loro potenti amici appartenenti non certo al mondo delle fabbriche (e non sarebbe la prima volta) .E' probabile poi che a un buon introito derivante dalla tassazione si contrappongano costi sociali, derivanti dalla disoccupazione ben maggiori, con un saldo negativo, alla fine, del gettito.E se ci sarà la gran fuga dalla Borsa italiana,dove troveranno i capitali le imprese desiderose di crescere?

FORNERO CONFERMA : RIFORMA PENSIONI FATTA "MENTULA CANIS"

Clicca su questo link per guardare il video-confessione
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2012/10/29/Fornero-esodati-sapevamo-tutto-mi-candido-_7712944.html

venerdì 26 ottobre 2012

RESPONSABILITA' DEL DATORE LAVORO PER LA FORMAZIONE DEL LAVORATORE: SENTENZA CASSAZIONE

(nella immagine: una macchina sega ossi)

Con la Sentenza n. 41191 del 22/10/2012, la Corte di Cassazione ha ribadito la responsabilità del datore di lavoro nel fornire un’adeguata formazione, anche in materia di sicurezza, al lavoratore che utilizza un macchinario pericoloso.

Alcuni passaggi della sentenza:
"""""""""Cassazione Penale, 22 ottobre 2012, n. 41191 - Macchina sega ossi e mancanza di formazione specifica e di DPI
(...)
le norme antinfortunistiche sono destinate a garantire la sicurezza delle condizioni di lavoro, anche in considerazione della possibile negligenza con la quale gli stessi lavoratori effettuano le prestazioni; e che la responsabilità del datore di lavoro può essere esclusa solo in presenza di un comportamento del lavoratore del tutto imprevedibile, tale da presentare i caratteri della eccezionalità rispetto al procedimento lavorativo. (...)
valenza esimente da assegnare alla condotta colposa posta in essere dal lavoratore, rispetto al soggetto che versa in posizione di garanzia. Si è, infatti, chiarito che, nel campo della sicurezza del lavoro, gli obblighi di vigilanza che gravano sull'imprenditore risultano funzionali anche rispetto alla possibilità che il lavoratore si dimostri imprudente o negligente verso la propria incolumità; e che può escludersi l'esistenza del rapporto di causalità unicamente nei casi in cui sia provata l'abnormità del comportamento del lavoratore infortunato e sia provato che proprio questa abnormità abbia dato causa all'evento. Nella materia che occupa deve, cioè, considerarsi abnorme il comportamento che, per la sua stranezza e imprevedibilità, si ponga al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte delle persone preposte all'applicazione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro; e la giurisprudenza di legittimità ha più volte affermato che l'eventuale colpa concorrente del lavoratore non può spiegare alcuna efficacia esimente per i soggetti aventi l'obbligo di sicurezza che si siano comunque resi responsabili della violazione di prescrizioni in materia antinfortunistica
(...)
non può affermarsi che abbia queste caratteristiche il comportamento del lavoratore (...)
che abbia compiuto un'operazione rientrante pienamente, oltre che nelle sue attribuzioni, nel segmento di lavoro attribuitogli (...)""""""""".

giovedì 25 ottobre 2012

MEDIAZIONE OBBLIGATORIA, INTERVENTO CORTE COSTITUZIONALE

La Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale del decreto legislativo 28 del 2010, per eccesso di delega legislativa, nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della procedura di mediazione, alternativo al processo nelle controversie civili e commerciali al fine di ridurre il carico dei procedimenti nei Tribunali.
**********************************************

COMMENTO ADIR-AGL:
Nonostante le apparenze si tratta, in sostanza, di una buona notizia. Infatti la Consulta ha stoppato la norma solo perchè il governo ha ecceduto i limiti della delega, non attenendosi ai principi e criteri direttivi previsti dalla legge di delegazione. E' un caso molto frequente.E' in un certo senso solo una "critica" al Governo per come ha proceduto ad attuare quanto deliberato dal Parlamento in attuazione della direttiva europea. Nonostante quanto le era stato richiesto, la Corte non ha dichiarato la mediazione obbligatoria illegittima per violazione degli articoli 3(principio di uguaglianza) e 24 (diritto di agire in giudizio) della Costituzione.Una volta letti, dopo il deposito, i motivi della sentenza, Parlamento e Governo avranno modo di adottare regole migliori che riguardino mediatori, relativi organismi e necessaria formazione.E' lasciata intatta dalla Consulta la libertà del cittadino ad usufruire della mediazione perchè economicamente conveniente e per la brevità del procedimento.

mercoledì 24 ottobre 2012

VIGILI DEL FUOCO: LA VENDETTA DEL BRUNETTISMO

Fa un pò effetto vedere i Vigili del Fuoco che protestano contro la riforma delle pensioni indossando i pannoloni. Non può non ritornre alla mente l'attacco a suo tempo di Brunetta contro i poliziotti vecchi e "panzoni". Evidentemente, come tutti i fenomeni che hanno caratterizzato un'epoca, anche la visione del mondo made in Brunetta ha inciso sull'autostima di tante categorie di lavoratori legate alla necessità di esibire rassicurante prestanza. Cominciamo col dire che molti sessantaduenni (e oltre) danno dei numeri ai ventenni, quanto a prontezza e dinamismo. Nel nostro Paese manca una cultura della cura del proprio corpo, a differenza ad esempio degli USA. Sarebbe bene quindi che i Vigili del Fuoco non si buttassero troppo giù nè tanto meno cercassero la compassione dell'opinione pubblica. Non lo fa la coetanea (sessantacinquenne) Fornero, perchè dovrebbero farlo loro?
A parte pannoloni e cateteri, resta invece tutta sul tavolo la loro condizione lavorativa effettivamente, quella sì (e non per loro responsabilità) insopportabile e vergognosa.
Venendo al merito delle questioni,va innanzitutto precisato che l'attuale situazione è imputabile non solo e non tanto al Ministro Cancellieri ma soprattutto a diversi suoi predecessori. La sensazione è di un corpo gestito con colpevole leggerezza, per non dire incompetenza. Nessuno ha capito per esempio la massiccia iniezione di Prefetti (non certo dei tecnici del settore). Come cioè se si fosse voluto mettere in secondo piano la competenza a favore di un maggiore verticismo e disciplina di tipo poliziesco-militare. Mai come in questo caso poi sembra stridente il contrasto tra le esigenze di fronteggiare il Debito pubblico e quella di fornire un servizio irrinunciabile, la sicurezza, ai cittadini (in termini relativi la presenza dei Vigili del Fuoco, in Italia , è quantitativamente minore rispetto a Paesi con un nostro pari grado di sviluppo, per non parlare delle differenze interne tra territori) ma anche agli stessi Vigili (tutti ricordiamo la tragicomica vicenda dei guanti ignifughi avariati) . Non crediamo infatti che analogo risparmio vi sia stato nella gestione (e nella qualità degli armamenti) della scorta dei Ministri Fornero e Cancellieri.Anche da questi particolari si riscontra la serietà di una classe di governo.C'è chi parla di smantellamento silenzioso in corso (non fatichiamo a crederlo), anche qui il precariato morde (30 mila stabili e 60 mila precari), 5 anni di ritardo nel rinnovo dei contratti, il blocco del turn over, un parco mezzi sul cui stato è meglio sorvolare (si rischierebbe da avere gli incubi), una complessiva situazione critica dell'apparato della protezione civile (aggravata dalla recente condanna di 6 scienziati e dalle conseguenti dimissioni della commissione grandi rischi al completo) per cui speriamo che non accada nulla di veramente grave, nel frattempo...
Non sappiamo quale sia la reale volontà del governo di mettere le mani in questa situazione. Quello che è certo è che occorre muoversi, nell'interesse della collettività. Non vorremmo dover rimpiangere l'epoca del Dott. Bertolaso, tecnico di valore ma un pò sfortunato, capace di suscitare un mare di polemiche e di vicende giudiziarie. Tutt'al più, nel frattempo, potremmo migliorare la situazione di tanti Vigili del Fuoco facendo togliere loro quei brutti pannoloni e affidandoli alle cure della massaggiatrice di cui si avvaleva l'ex Capo della Protezione Civile. Meglio di niente, in attesa di tempi migliori!

SANITA': SPENDING REVIEW O SPENDING "DIPPIU' "?

E' ormai avvenuto che l'adozione da parte del governo della spending review abbia prodotto un effetto a cascata (una volta si chiamava scarica barile) sulle Regioni le quali sono state obbligate in fretta e furia a risparmiare dove era possibile, oltre che necessario. Si sa che la maggiore fonte di spesa per le regioni è la sanità quindi, cascata sulle ASL , seguita da cascatine sulle singole aziende ospedaliere. Ricordiamoci che la questione è serissima: stiamo parlando della salute della gente. Siamo vicini forse a una svolta. Ossia, potrebbe accadere che a breve quello che ognuno di noi dava per scontato e sicuro, rivolgendosi a uno ospedale (facendo i debiti scongiuri) a breve non possa esserlo più. Di solito, quando c'è da risparmiare si comincia, guarda caso, dal basso, anche se l'ordine viene dall'alto. Chi sono i più deboli? I malati. Da chi vengono accuditi, per lo più , di fatto? Da lavoratori che sono i più deboli e sfruttati: quegli degli appalti di servizi, spesso precari, sfruttati e sottopagati. Negli ospedali normali accade ciò. Ovviamente chi lancia quegli ordini dall'alto non è poi tra le vittime ma va a curarsi nelle cliniche di lusso, dove questi problemi non esistono.Si dirà, allora, che in definitiva si tratta di raschiare l'osso? Non esattamente, perchè questi appalti, in realtà, sono degli appetitosi e paffuti cosciotti addentati però da chi non è nè malato nè assistente dei malati. Di chi è la dentierà? Dei politici, i quali, notoriamente, nutrono la propria attività proprio grazie ai meccanismi che sono dietro gli appalti, il cui costo è in minima parte quello del servizio (quanto volete possano spendere per i poveri salari di quei lavoratori? Pochissimo) . In realtà, la parte del leone la fanno i costi generali dentro cui troveremmo, a ben cercare, qualcosa che conosciamo benissimo: i costi della politica.
Bene, si dirà.Il taglio riguarderà anche quei costi. No. Riguarda gli stipendi di quei lavoratori (aumento dei carichi a parità di retribuzione, riduzioni di orario, demansionamento) e gli acquisti di pertinenza dei malati. La politica non può tagliare i propri costi: ne verrebbe compromessa la democrazia, diamine!Quindi non solo quei lavoratori sono stati utilizzati in tutti questi anni come normali impiegati di ASL e Ospedali, senza vederselo riconosciuto (in violazione tra l'altro di ogni principio di diritto del lavoro, la medesima materia insegnata da qualcuno dei professori che ci governa). Ora rischiano di dover lavorare quasi gratis o, peggio, di perdere il loro lavoro. E i malati di perdere un sostegno che domani potrebbe non esserci più. L'unica via che porterebbe a un risparmio duraturo ossia il riconoscimento del lavoro effettuato dai precari, stabilizzandoli e la presa d'atto che solo reinternalizzando le funzioni, ossia facendo ridiventare pubblico quello che avventatamente è stato reso privato, si recupererebbe la qualità del servizio, non viene perseguita proprio perchè in tal caso cadrebbe la copertura di questo meccanismo perverso finalizzato a foraggiare la classe politica.Ma se i costi minimi del servizio sono incomprimibili e, quindi, per altre vie la Pubblica Amministrazione sarà costretta a breve, in qualche maniera (tasse ovviamente) a trovare, sulla base del disagio e della protesta sociale, le risorse per recuperare gli standard minimi di prestazioni e assistenza, se prima o poi il costo sociale di questa modalità di gestione della forza lavoro presenterà il proprio conto (chi può essere mai disposto a lavorare da schiavo?) e se la politica non vorrà rinunciare alla sua fetta di torta (si sa quanto sia difficile per chiunque mettersi a dieta) , è facile concludere che in questo e altri settori la spending review produrrà un complessivo incremento della spesa pubblica, un pò come accade all'obeso che inizia scelleratamente a fare dei forzati digiuni, perde inizialmente dei chili e poi li riacquista con gli interessi, cedendo su tutta la linea. Siamo veramente delusi. Pensavamo che un governo tecnico, formato da professori e manager così qualificati, escogitasse soluzioni più intelligenti.

venerdì 12 ottobre 2012

CORTE COSTITUZIONALE AL LAVORO SUL LAVORO.

1)La Corte Costituzionale boccia il prelievo del 2,50% per il Tfr sugli stipendi dei dipendenti pubblici
con sentenza n. 223/2012 deposita in data 11.10.2012, la Corte Costituzionale dichiara illegittima la trattenuta del 2,50% della base retributiva operata dal datore di lavoro nei confronti dei lavoratori pubblici.
L’applicazione di tale ritenuta è un ingiustificato trattamento deteriore dei dipendenti pubblici rispetto a quelli privati, i quali non sono sottoposti a tale prelievo da parte del datore di lavoro; un trattamento lesivo quindi che viola gli artt. 3 e 36 della Costituzione.
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2)Il taglio agli stipendi dei magistrati e alle retribuzioni dei dirigenti pubblici che superano i 90mila euro è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che con la sentenza 223/2012 boccia alcune norme contenute nella manovra correttiva varata dal governo Berlusconi con il dl del 31 maggio 2010 n. 78, intitolato 'Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitivita' economica'. La sentenza riguarda 26.472 tra dipendenti e manager (tra cui 10 mila medici) per un ammontare di circa 23 milioni l'anno.

La Consulta blocca l'articolo 9 del decreto che dispone che a decorrere dal primo gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 ''i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, siano ridotti del 5% per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonché del 10% per la parte eccedente 150.000 euro''.

La Consulta boccia analogamente il comma 22 sempre dell'articolo 9, dove viene disposto che ai magistrati non siano erogati, ''senza possibilita' di recupero, gli acconti degli anni 2011, 2012 e 2013 ed il conguaglio del triennio 2010-2012'' e che ''per il triennio 2013-2015 l'acconto spettante per il 2014 e' pari alla misura gia' prevista per l'anno 2010 e il conguaglio per l'anno 2015 viene determinato con riferimento agli anni 2009, 2010 e 2014''.

A giudizio della Corte le disposizioni governative si pongono ''in evidente contrasto'' con gli articoli 3 e 53 della Costituzione, dove viene sancito come tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge e tutti siano tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva. Nella sentenza si legge inoltre che ''l'introduzione di una imposta speciale, sia pure transitoria ed eccezionale, in relazione soltanto ai redditi di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione viola, infatti, il principio della parita' di prelievo a parita' di presupposto d'imposta economicamente rilevante''.  

lunedì 8 ottobre 2012

SCANDALO COOPERATIVE EDILIZIE LAZIO E VIGILANZA STATALE

dal sito:
http://www.regione.lazio.it/rl_consumatore/?vw=newsDettaglio&id=358

"""""""""""CASA/BUONTEMPO, A MAGISTRATURA DOSSIER SU COOPERATIVE EDILIZIE

04/10/2012 - "In Regione Lazio ho scoperto situazioni scandalose nel settore dell'edilizia sociale, con imprenditori e cooperative che hanno ricevuto risorse economiche, anche nella misura del cento per cento, per costruire abitazioni che poi hanno affittato a prezzi di mercato, facendo leva su convenzioni sbagliate stipulate con i Comuni. I costruttori e le cooperative hanno guadagnato tre, quattro, otto volte di più, mentre i cittadini sono stati massacrati. Nei prossimi giorni fornirò alla magistratura un dettagliato dossier al riguardo". Lo ha detto l'assessore alle Politiche per la casa della Regione Lazio, Teodoro Buontempo, a margine del convegno "Regione Lazio, un patto sociale per la casa". L'incontro, organizzato dal presidente dell'Ater della Provincia di Roma, Massimo Cacciotti, si è svolto questa mattina a Carpineto Romano e ha riunito i vertici delle sette aziende di edilizia residenziale pubblica del Lazio. Presente anche il presidente nazionale di Federcasa, Emidio Ettore Isacchini. Nel corso del suo intervento, Buontempo ha poi sottolineato che "le Ater non avrebbero dovuto pagare l'Imu, una tassa iniqua e assolutamente dannosa per le aziende che si occupano di edilizia pubblica". "Che cosa avrebbero fatto lo Stato e i Comuni, nel caso di una disobbedienza collettiva? - si è chiesto Buontempo - avrebbero sequestrato gli immobili Ater? Forse - ha concluso - per alcune Ater sarebbe stato un bene, perché poi lo Stato avrebbe dovuto provvedere direttamente alla manutenzione degli immobili".""""""""""
ALP-AGL ISPETTORI DI SOCIETA' COOPERATIVE:
La vigilanza sulle società cooperative, anche su quelle di edilizia abitazione, è stata competenza fino al 2001 del Ministero del Lavoro, poi del Ministero dello Sviluppo Economico.Chi legge sa della situazione disastrosa, dal punto di vista della mutualità, in cui si trovano queste imprese.
Se la legge venisse rispettata, ogni anno alla porta di ogni cooperativa edilizia iscritta all'Albo Nazionale Cooperative Edilizie presso il Ministero dello Sviluppo Economico (le sole che possono legittimamente godere di finanziamenti pubblici) dovrebbe bussare un ispettore di cooperative ministeriale il quale avrebbe il compito di verificare, in maniera approfondita, che non trattasi di cooperativa spuria (=fasulla) bensì meritevole di agevolazioni.E in caso negativo di diffidarla e di proporne il commissariamento. E di fare le segnalazioni agli altri Organi di vigilanza. Capillarmente. Prima che sia troppo tardi, prima che le famiglie finiscano sul lastrico.
Questa frequenza annuale non è mai stata rispettata perchè da anni il Ministero del Lavoro (cui appartengono ancora per lo più gli ispettori che al di fuori dell'orario di servizio, su incarico del MISE, svolgono questa attività) non facilita questi funzionari e non concede loro, in caso lo volessero, di transitare nei ruoli del Ministero dello Sviluppo Economico occupandosi solo di cooperative . Addirittura il direttore generale del personale del ministero del lavoro da anni si rifiuta perfino di incontrare i sindacati su questo argomento. Preferisce evidentemente occuparsi di buoni pasto. D'altro canto, la reazione a questo atteggiamento del direttore generale degli enti cooperativi del MISE è blanda e inconsistente.
Ci appelliamo pertanto al Presidente Monti, al Ministro Patroni Griffi, ai Ministri Fornero e Passera affinchè questa situazione sia risolta una volta per tutte, intervenendo su quei dirigenti un pò distratti, mettendo in condizione la vigilanza sulle cooperative esercitata dallo Stato di compiere il suo dovere. Perchè la casa è un argomento su cui anche gli italiani più buoni possono perdere la pazienza: E questa situazione non riguarda solo il Lazio.

venerdì 5 ottobre 2012

BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA: QUESTO NON E' UN PAESE PER CONCERTATORI

Quello che avevamo previsto è avvenuto: la rottura delle trattative al Monte dei Paschi .La trattativa in corso non è riuscita a produrre alcun risultato concreto e si è rivelata completamente inutile
la Delegazione Datoriale in sintesi ha imposto a dei Sindacati-ectoplasma
  • Esternalizzazioni di almeno 1600 persone, incrementabili fino a 2360 risorse in caso di mancato accordo;
  • Fondo di Solidarietà totalmente finanziato dai lavoratori;
  • Disdetta del Contratto Integrativo e sostituzione dei meccanismi salariali contrattati con erogazioni individuali a discrezione aziendale;
  • Gestione della mobilità basata sull’annullamento della ricerca del consenso e sull’abbattimento delle indennità previste.
Più in particolare: il Piano Industriale prevede tagli per circa 300 milioni alle ASA “altre spese amministrative” - che comprendono anche consulenze, servizi, affitti, compensi a professionisti esterni, sponsorizzazioni, trasporti, ecc. - e circa 300 milioni sul costo del personale,
un forte ridimensionamento delle strutture Centrali (capogruppo bancaria, Aree territoriali, delocalizzazioni derivanti dai precedenti fusioni) e periferiche (DTM che diminuiscono nel numero e negli addetti), provocando una mobilità territoriale per oltre 2.500 risorse che, secondo l’azienda, essendo disdettato il CIA dovrebbe essere gestito con un nuovo accordo. A questo occorre aggiungere le cessioni di Asset (Biverbanca, Consumit e Leasing) e la esternalizzazione di 2.360 risorse impiegate in attività di back office sia nelle Aree territoriali che nei Poli del Consorzio Operativo.
L'utenza vedrà la chiusura di 400 filiali. Già ci sono le prime proteste di amministratori locali.Il disegno teso a dividere i Lavoratori ed a privarli delle proprie garanzie normative e contrattuali ha trovato attuazione.La minaccia degli esuberi è stata utilizzata durante la trattativa: licenziamenti collettivi nel caso in cui le parti non fossero addivenute ad una condivisione sul tema delle esternalizzazioni del Back-Office. A poco è servito ai sindacati evocare la sacralità del CCNL.Addirittura è avvenuta la disdetta del Contratto Integrativo BMPS dal prossimo 1° novembre
Da quella data troverà applicazione un “Regolamento” che farà in modo di individualizzare il rapporto di lavoro, aumentando la discrezionalità dell’Azienda sull’applicazione delle previsioni salariali, oltre che sulle prospettive di natura professionale dei dipendenti. E l'AGL Bancari aveva previsto anche questo, pur osservando dal di fuori (è nata da 4 mesi) l'evoluzione degli avvenimenti. Contrattazione aziendale azzerata e ridotta ad elargizioni unilaterali e discrezionali dell’azienda,
soppressione delle garanzie economiche – a cominciare dal sistema incentivante e dal Premio Aziendale - deregolamentazione della mobilità territoriale e dei percorsi di carriera, abolizione dei livelli minimi inquadramentali, eliminazione delle selezioni interne per i passaggi di categoria e introduzione dei budget commerciali a livello di singola risorsa . In sintesi: una Waterloo.
Converrebbe a tutti i vertici sindacali della categoria bancari prendere atto del fallimento e dimettersi, lasciando spazio ai giovani.
Penosa è l'ultima trovata che riconferma la subalternità a logiche e formalismi non più appartenenti alla realtà vera, come se nelle società fossero davvero i meccanismi civilistici a governare e non valesse il potere del più forte: la partecipazione dei Dipendenti-Soci all’Assemblea degli Azionisti del prossimo 9 ottobre, sia per esprimere il voto contrario sui punti previsti all’ordine del giorno, sia per manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti della “strategia” sul personale sino a questo momento adottata dall’Azienda. In particolare, voto contrario sui punti riguardanti l’aumento di capitale “dedicato” e lo spostamento di poteri dall’Assemblea stessa al CdA (anche in materia di esternalizzazioni) e dal CdA al Presidente e all’Amministratore Delegato .
Ma già tutto deciso in direzione opposta: infatti la Deputazione Amministratrice della Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha deliberato all'unanimità di votare “sì” a tutti i punti all'ordine del giorno dell'Assemblea Straordinaria degli Azionisti
I Sindacati dei bancari hanno rinunciato a far pulizia delle magagne vere dell'azienda che li ospita. Hanno abbassato il livello dello scontro e, in maniera commovente e onesta (ma fessa) sono stati più conservativi dei banchieri stessi nel proteggere la casa comune.Sono stati ripagati con un sorriso beffardo e un pugno di mosche.
MPS ha infatti altri punti deboli che avrebbero dovuto essere meglio coltivati da vertici sindacali autenticamente conflittuali (negli interessi ) con la parte datoriale, cercando alleanze con i risparmiatori esasperati.
Tutti sappiamo della bocciatura per il Monte dei Paschi di Siena a parere dell’Eba, l’Autorità bancaria europea, dopo gli ultimi stress test effettuati sui principali istituti di credito italiani.
Dai dati forniti nel rapporto emerge che la banca presieduta da Alessandro Profumo, per il quale lunedì a Milano si è aperto il processo sul caso Brontos-Unicredit, ha un coefficiente patrimoniale all’8,85% ma considerata la sottoscrizione dei Tremonti-bond (nel 2009) l’asticella sale al 10,8 per cento. All’appello manca il nuovo aiuto di Stato che l’istituto senese sta aspettando, i cosiddetti Monti-bond, che sono in attesa del via libera da parte della Ue.
Quindi l’Eba certifica per Siena un deficit patrimoniale (shortfall) al 30 giugno scorso di 1,72 miliardi di euro. La banca precisa che "la cessione di BiverBanca e l’operazione di riacquisto di di titoli subordinati" ridurrebbero il dato a 1,44 miliardi. E che "gli interventi necessari ad assicurarne la copertura sono stati avviati con l’esplicito supporto dello Stato italiano".
I Monti Bond sono una versione rivista dei Tremonti Bond. Questi ultimi erano stati richiesti dall’istituto per 1,9 miliardi, ma il governo dovrebbe erogare presto 3,4 miliardi, che sostituiranno interamente gli 1,9 miliardi già incassati e apporteranno così nuova liquidità per quasi 1,5 miliardi, esattamente quanto manca alla banca per arrivare al Core Tier1 del 9%.
Il via libera di Bruxelles è necessario per stabilire la compatibilità con la disciplina europea che vieta gli aiuti di Stato.I Tremonti Bond sono obbligazioni emesse dagli istituti e sottoscritti dal Ministero dell’Economia a rendimenti abbastanza alti, ma che non vanno corrisposti, qualora la banca chiuda un esercizio in perdita. Tali titoli sono anche subordinati, in quanto vanno rimborsati, in caso di insolvenza, solo successivamente al pagamento degli altri debiti dell’istituto. Inoltre, essi sono privi di scadenza, nel senso che non hanno un limite temporale per il rimborso, fermo restando che la banca potrà rimborsarli quando vuole.Le indiscrezioni dicono che Bruxelles darà il suo assenso alla compatibilità di questi bond con la normativa in vigore, Tuttavia resta il fatto che in Italia abbiamo la terza banca (in classifica), non in grado di superare i test sulla sua solidità patrimoniale, senza aiuti di stato. Perché tali sono i Tremonti Bond.Bruxelles dovrà anche verificare che tale aiuto di Stato (i Monti Bond) sia compatibile o meno con le nuove regole per la ricapitalizzazione delle banche con fondi pubblici.La differenza tra Tremonti-bond e Monti-bond riguarda il trattamento delle situazioni d'incapienza del debitore nel caso in cui, chiudendo il bilancio in perdita, la banca si trovi nell'impossibilita' di pagare al Tesoro gli interessi sul prestito.
Con i Tremonti-bond scattava un periodo di grazia nel quale il debitore non corrispondeva gli interessi dovuti, con i Monti-bond l'ammontare di interessi non corrisposti viene trasformato in azioni della banca da assegnare allo Stato.Nel rispetto delle nuove indicazioni della Commissione Ue che regolano gli aiuti pubblici alle banche con strumenti ibridi di capitale.
Il governo italiano ha optato per una soluzione nella quale il Monte, se chiudesse il bilancio in perdita ( evento probabile quest'anno dopo il rosso di 1,6 miliardi della semestrale), assegnerebbe al Ministero azioni ordinarie di nuova emissione per una quota del patrimonio netto corrispondente all'importo della cedola non corrisposta.
La scelta ricalca parzialmente quanto dispone il codice civile in tema di aumenti di capitale riservati consentendo di determinare 'il prezzo di emissione delle azioni in base al valore del patrimonio netto, tenendo conto, per le azioni quotate in borsa, anche dell'andamento delle quotazioni nell'ultimo semestre .Per il Monte dei Paschi i soldi arriveranno in ogni caso. Discorso diverso per i suoi attuali azionisti. Qui la quota di capitale della banca assegnata al Tesoro diluira' in maniera piu' o meno significativa l'utile per azione.Quindi saranno i soldi dei cittadini italiani a salvare una banca con un debito da un miliardo di euro, frutto di scelte non certo appropriate nelle strategie recenti. Ma con questo assetto d'ora in poi potremo di fatto considerare Mps a partecipazione statale: se infatti la banca non avrà i soldi per restituire gli interessi dei Tremonti Bond, il controvalore sarà pagato con partecipazioni nel capitale dell’istituto. Difficilmente infatti Mps potrà vantare utili distribuibili .Nel corso della prossima assemblea il cda di Monte Paschi dovrebbe essere delegato dall’assemblea dei soci ad aumentare il capitale sociale per un miliardo di euro e preparare così di fatto l’ingresso dello Stato nel capitale. Il governo siederà così in assemblea e potrà influenzare le nomine in cda.
Altro che le noccioline oggetto della trattativa sindacale finita male:riduzione dei costi relativi a consulenze esterne, benefits aziendali, contributi affitto, retribuzioni del Top Management e le tipologie contrattuali utilizzate per l’ingaggio dei manager stessi. Oppure gli escamotage per ottenere mediante le fuoriuscite definitive di personale il raggiungimento degli obiettivi ricercati di riduzione del costo del lavoro .
Ripetiamo: commovente l'operato dei sindacati rappresentativi, tutta la nostra solidarietà ai lavoratori ma con l'azienda andava adottato il pugno duro, sin dall'inizio, al costo di gettare gli stracci in strada. Non è stato fatto e ormai è troppo tardi. Gli interessi e i rapporti di forza sono troppo squilibrati. I sindacati dovranno solo ora trovare il modo di mascherare nella maniera meno umiliante possibile la sconfitta e il fallimento di una condotta troppo vicina alla salvaguardia di questo castello di interessi che a loro dà privilegi e al resto degli italiani toglie il sonno. O si sta con i banchieri o si sta con il popolo. Non c'è in questo caso una via di mezzo.
In conclusione, alcuni spunti di riflessione. Da tempo la Camusso parla della necessità che lo Stato acquisisca quote di aziende private. E' stata accontentata: ora lo stato parteciperà ai licenziamenti e alle esternalizzazioni.
La sorte dei contratti collettivi: finora il mostro era Marchionne. Ci sembra che Profumo (con idee politiche opposte) lo abbia addirittura surclassato. Un messaggio per chi nutre grandi attese dalle prossime elezioni. E' bene che nel mondo del lavoro ci abituiamo a delegare il meno possibile, se questo è l'andazzo.E a emanciparci dall'idolatria nei confronti della contrattazione collettiva vecchio tipo, che non convince e non paga più.Osserviamo poi una inquietante similitudine tra i destini sindacali nel bancario e nel pubblico impiego. Forse perchè si è dimenticata troppo presto una lezione dai vituperati anni settanta: il vero sindacato deve saper farsi rispettare. E ci siamo capiti. E poi, per Bonanni che da tempo recita salmi sulla concertazione e sulla partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende: in MPS la concertazione è stata sbeffeggiata e la governance continua ad andare sempre nella solita direzione.E nel bancario è presente un forte sindacato CISL di categoria.Se il buon giorno si vede dal mattino, stiamo freschi.

BUCO INPS/INPDAP: GLI INDIANI FORNEROS ASSEDIANO FORT WELFARE

UNA GIGANTESCA CAMPAGNA PUBBLICITARIA PER I FONDI PENSIONE COMPLEMENTARI DEL PUBBLICO IMPIEGO?
L'accorpamento dell'Inpdap provoca nel bilancio INPS un buco 6 miliardi di euro di disavanzo finanziario e oltre 10 miliardi di deficit patrimoniale.
In realtà era stato col decreto “Salva Italia” inglobato dallo stesso Inps, allo scopo di ottenere consistenti risparmi sui costi amministrativi e del personale (20 milioni di euro già nel 2012).
Il Governo assicura che verrà coperto dai trasferimenti statali.
E' opportuno richiamare le ragioni di tale situazione:
la prima deriva da un artificio contabile che è stato adottato nei decenni scorsi per non incidere troppo sul debito pubblico. Di regola, infatti, gli enti dello Stato devono versare all'Inpdap i contributi pensionistici dei propri dipendenti. Questi trasferimenti di denaro, però, sono stati classificati dal punto di vista contabile come anticipazioni di tesoreria e non come versamenti previdenziali, in modo da non accrescere troppo il debito pubblico. Il che ha trasformato l'Inpdap da ente creditore dello Stato centrale a ente debitore. Dalla riforma Dini del 1996 al 2007 non c’è stato alcun controllo sui contributi dovuti allo Stato dallo Stato per i propri dipendenti. Tanto, quando le uscite superavano le entrate, lo Stato provvedeva attraverso la Gias, cioè i trasferimenti a sostegno della gestione assistenziale, che nel 2011 sono stati pari a 83 miliardi di euro (-243 milioni rispetto al 2010).
Ma più importanti sono le cause strutturali. Negli ultimi 6 anni, infatti, la spesa sostenuta dall'Inpdap per pagare le pensioni dei dipendenti pubblici è cresciuta di oltre il 30%: dai 48 miliardi di euro del 2006 si è passati agli oltre 62,6 miliardi del 2012.
Le entrate dell'istituto derivanti dall'incasso dei contributi non hanno registrato lo stesso aumento: dai 48 miliardi di euro del 2006, si è passati a 57,8 miliardi (+20%) nel 2012. Per questo, la gestione finanziaria dell'Inpdap risulta oggi negativa per quasi 5 miliardi, a cui va aggiunto un ulteriore passivo di oltre 1 miliardo per altre voci di bilancio.
La colpa di questo squilibrio va imputata soprattutto al blocco del turnover in molti uffici. A causa di questo tentativo di ottenere consistenti risparmi sui costi nella pubblica amministrazione è cresciuto il numero dei dipendenti statali a riposo ed è diminuito quello del lavoratori attivi che versano i contributi.
Un'altra motivazione: tra il 2001 e la fine del 2010, l'importo medio delle pensioni degli ex-dipendenti statali è cresciuto a un ritmo ben più sostenuto rispetto al tasso di inflazione. Mentre il caro-vita è salito nel complesso di circa il 20% in un decennio, nello stesso periodo gli assegni medi percepiti dagli iscritti all'Inpdap sono aumentati di oltre 10 punti in più, cioè di circa il 30%.Ormai si fa avanti l'ipotesi di consistenti tagli. Non delle pensioni già maturate dai lavoratori statali, che rappresentano dei diritti acquisiti, bensì dei numerosi servizi accessori che l' Inpdap eroga ogni anno ai propri iscritti: dai prestiti a tasso agevolato alle borse di studio per i figli, le residenze per gli anziani.Stando al bilancio 2011 dell’Inps, le uniche gestioni amministrate in attivo sono quelle dei commercianti, dei parasubordinati e dei lavoratori delle Poste. Da molto fastidio considerare che se le aziende private si comportassero allo stesso modo di quanto ha fatto il contribuente-Stato, l’INPS fallirebbe subito. E nessuno però andrà in galera per questo. Attenzione: il disavanzo di 10 miliardi si riferisce al solo 2012, per cui in un triennio il “buco” salirebbe a 30 miliardi, mettendo a rischio il patrimonio netto dell’INPS. Questo, ripetiamo, per il blocco del turn over e per la probabile riduzione di 320.000 lavoratori nel pubblico impiego derivante dalla spending review, con i pensionamenti in deroga alla legge Fornero e con la mobilità forzata, che determinerebbero una diminuzione delle entrate contributive a fronte di un momentaneo aumento della spesa pensionistica.
Noi temiamo che si stia avvicinando, purtroppo, una stangata per le pensioni future dei precari, un altro pesante intervento sulle pensioni. Nel cielo poi iniziano a volteggiare gli avvoltoi dei fondi di previdenza integrativa del pubblico impiego (finora un flop) in cui sappiamo fare la parte del leone banche e CGIL-CISL-UIL. Il can-can sul buco INPS-INPDAP, dunque, è leggibile anche come una campagna di marketing per i fondi pensione complementari,in fase di rilancio proprio in questi giorni? Dal valore miliardario?
Cari lavoratori, dateci forza (noi faremo il possibile) perchè questa potrebbe essere l'ultima battaglia prima della estinzione di un Welfare credibile nel nostro Paese (finora tutto pagato da voi).

giovedì 4 ottobre 2012

Funzione Pubblica: trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato del dirigente

Il Dipartimento della Funzione Pubblica con nota, prot. DFP n. 36924 del 14 settembre 2012, ha fornito un parere (negativo) all'Università degli Studi di Salerno, in merito alla possibilità di trasformazione di contratto di lavoro a tempo determinato di Dirigente in contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Per scaricare il testo integrale della nota, clicca su:
http://www.funzionepubblica.gov.it/media/1006383/parere%20alluniv-salerno.pdf

lunedì 1 ottobre 2012

ISPETTORI DI COOPERATIVE: SCONCERTANTI DIRETTIVE MINISTERIALI

Sconcertante Direttiva datata 27.9.2012 “sul corretto espletamento dell'attività di vigilanza” agli ispettori di società cooperative ministeriali da parte del direttore generale per le piccole e medie imprese e gli enti cooperativi del Ministero dello Sviluppo Economico.

In essa, tra le altre cose, è contenuta una “stretta” repressiva nei confronti degli ispettori.I n particolare, dopo anni, la direzione afferma che la qualità dei verbali è diminuita perchè gli ispettori proporrebbero provvedimenti errati e inapplicabili. Fino a ieri in caso di supposte carenze veniva utilizzato l'istituto del “supplemento di revisione” . Ora sembra che, invece, in presenza chissà di quale esigenza, in caso di difformità tra quanto valutato dall'ispettore e quanto “visto” dal Ministero, il verbale passi ad “interni” del Ministero i quali riesaminano statuto e bilancio e mutano la proposta di provvedimento secondo gli orientamenti ministeriali. Ora, ciò in questi anni è comunque sempre avvenuto. C'è da pensare dunque che al Ministero desiderino che la responsabilità di una situazione dubbia se la prenda tutta l'ispettore, consentendo al centro di far passare solo i verbali con cui si concorda evitando, alla radice, che arrivino verbali non condivisi e scomodi. Quindi un problema “politico”, non tecnico perchè, appunto, nel caso di errore tecnico esiste il supplemento di revisione (non retribuito). Potrebbe sostenersi che l'onere dell'esame (più di un bilancio) discende dal non rispetto della frequenza annuale o biennale delle revisioni. Ma questo è problema del Ministero che non forma validamente un congruo numero di ispettori (perchè non ci sono i soldi o perchè non lo si vuole?) non certo una colpa attribuibile ai revisori.

Si parla poi di una “scheda valutativa” redatta dai “referenti territoriali” . Avremmo gradito che fosse esplicitata la fonte giuridica di tali novità.E a che punto ne fosse l'effettiva applicazione. La direzione generale della cooperazione si è distinta da anni per una certa lentezza (perchè non ci sono stati i soldi o perchè non è stato voluto?) nell'adozione di novità. Non vorremmo che si trattasse dell'apparizione, nel firmamento di Viale Boston, della luce di astri brunettiani ormai morti.

Altra sorpresa: in un successivo passaggio sembra che l'attività di vigilanza e quella formativa non vengano programmate abitualmente dalla direzione ma che questa esigenza sorga adesso solo a seguito di questi fantomatici verbali “insufficienti”. Deve essere successo qualcosa di grave a carico di qualche importante cooperativa se all'improvviso si è deciso di compiere questa rivoluzione epocale. Poco male: vuoi vedere che il Ministero dello Sviluppo Economico sta saltando gli step evolutivi e sta per diventare l'unico Ministero che, in Italia “forma” e “programma”?

Grande innovazione da parte del direttore è anche quella dell'individuazione di una nuova fattispecie di provvedimento disciplinare , quella della “sospensione dell'attività”, a questo punto interamministrazioni e, sembra, senza procedimento e senza garanzie per l'ispettore.

Nel caso in cui poi l'ispettore, in una attività espressione dei poteri dello Stato, usa la carta intestata della sua Amministrazione, scatterebbe perfino la segnalazione disciplinare alla Amministrazione di appartenenza. Domandiamo: il Min. Sviluppo Economico detiene dal 2001 la vigilanza sulle cooperative.In 11 anni a qualcuno dei dirigenti è mai venuto in mente di fornire i revisori quanto meno di carta intestata del MISE? E di pagare ai revisori le spese postali? Si sarebbe evitato il “fai da te” e avremmo risparmiato ai detrattori della Pubblica Amministrazione le quattro risate alla vista di “ispettori” che, oltre a non avere più un tesserino di riconoscimento, usano le buste bianche (quelle per gli auguri di Natale).

Ricordiamo al direttore generale che nel MISE non vigono i principi della giustizia sportiva. Se ha tutta questa voglia di squalifiche e sospensioni immediate dall'attività può fare domanda di trasferimento al Ministero dello Sport e Spettacolo o a qualche ente preposto (sappiamo che, per il calcio scommesse, c'è molta domanda di risorse umane in quel settore).

In altro articolo, cui rinviamo, abbiamo già valutato le nuove sanzioni per le cooperative:


Il direttore ne parla ma, in sostanza, solo per dire ai revisori di aggiungere un trafiletto per “avvertire” i soggetti che esistono tali nuove sanzioni che neppure lui sa con quale iter verranno eventualmente irrogate e da chi. E se non lo sa lui...

Conclusione: abbiamo ancor più l'impressione che le cooperative continueranno tranquille ogni tipo di attività, anche illecita. In compenso, se qualche ispettore voleva incrementare quantitativamente e qualitamente la propria attività, è stato, con questa direttiva, sufficientemente “avvertito”.

Ah, dimenticavamo. Gli omologhi revisori di società cooperative (quelli privati, nominati dalle Centrali Cooperative) hanno dalla direzione generale lo stesso trattamento? O si è ritenuto ciò “superfluo” in quanto già sufficientemente “educati e istruiti”?



ALP-AGL Ispettori di Società Cooperative